L'essere umano ricerca attivamente tutto quello che gli procura piacere e rifugge dal dolore. Accade così che aumenta di frequenza ogni comportamento che determina una sensazione di benessere e diminuisce o scompare ogni comportamento che causa sofferenza. E' facile individuare in questo processo un meccanismo che facilita la sopravvivenza individuale e della specie; è come se la natura ci dicesse cosa ci fa stare bene ed è buono per noi e ci allontanasse da ciò che potrebbe essere dannoso.
Non sempre però questo sistema di gratificazione si rivela efficace; non lo è ad esempio quando l'individuo fa uso di sostanze di abuso (tabacco, alcol, droga), le quali attivano in maniera subdola i centri del piacere, facendo sì che l'individuo sia tentato a sperimentare ancora una volta l'euforia e il piacere dell'uso di quella data sostanza. La dipendenza è un'alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. L'individuo dipendente tende a perdere la capacità di un controllo sull'abitudine.
I meccanismi che conducono alla dipendenza nel caso delle sostanze sono quelli della tolleranza e dell'astinenza.
Prendiamo come esempio il comportamento del tabagista; egli fuma perché gli piace e lo fa stare bene. Il tabacco però causa assuefazione e tolleranza, pertanto il
piacere può diminuire. Cosa lo fa persistere in questo comportamento così dannoso? La ragione per cui continua a fumare allora non è tanto per il piacere ma per evitare di stare male perché se
non fuma, sopraggiungono i sintomi di astinenza. Il fumatore dichiara di fumare per rilassarsi quando in realtà la sigaretta gli permette di placare temporaneamente la tensione dovuta
all'astinenza. Si tratta di un meccanismo che si autoalimenta, senza fine.
Ma forse il vero nucleo della dipendenza è la compulsione. Possiamo descrivere la compulsione come una modalità compulsiva di relazione con un oggetto (sostanze, situazione, comportamento, ...), connotata dal desiderio, dalla reiterazione e da una marcata difficoltà alla rinuncia. Questo è il caso dell'individuo tabagista che vive un forte desiderio di fumare e mette in atto un gesto, quello di accendersi una sigaretta, che ha ripetuto milioni di volte e che ormai è diventato parte di sé. Anche in una situazione piacevole come potrebbe essere una cena con amici, nel caso in cui egli non potesse fumare si sentirebbe solo frustrato o comunque avvertirebbe che non è la stessa cosa. Qualcosa del genere accade ad es. nel caso di un adolescente dipendente dalle nuove tecnologie che qualora non potesse accedere al suo device (smartphone, tablet, etc...) vive una sensazione di disagio. Nel caso del gioco d'azzardo patologico (o shopping compulsivo, mangiare compulsivo, etc...) questo è ancora più evidente: la tensione di giocare di nuovo sembra aumentare sempre più, fino al passaggio all'atto, alla scommessa, all'acquisto di un gratta e vinci, all'ennesima giocata alla slot-machine.
Nel considerare gli aspetti patologici delle dipendenze occorre però ricordare come la dipendenza sia, originariamente, un aspetto vitale della relazione. L'essere umano è segnato nelle sue più profonde potenzialità dal bisogno di attaccamento. Questo bisogno di attaccamento, il dipendere da qualcosa o qualcuno, l'essere rassicurati e protetti nella relazione, sono meccanismi primari di difesa che sin dall'infanzia dimostrano la loro utilità per la sopravvivenza fisica e psichica. In tappe successive però il percorso di crescita vede spostarsi la dipendenza verso forme più adulte e consapevoli, fino a lasciare spazio alle relazioni personali e alla sfera della socialità, che in altri termini identificano un modo sano e funzionale di essere interdipendenti. Talora, permane una modalità relazione dipendente anche nella personalità adulta come ad es. nelle dipendenze affettive.
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Dott. Cristian Garbin
Psicologo Psicoterapeuta
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