Si sono diffuse inoltre negli ultimi anni le forme di iperattività con deficit d’attenzione, alcune verosimilmente associate a un vero e proprio stato di malattia. In altri casi il tratto iperattivo e le difficoltà attentive appaiono più sfumati e coinvolti con elementi relazionali e ambientali, risentendo semplicemente di interventi psico-pedagogici o di un approccio alle dinamiche familiari. Il bambino iperattivo, comunque, esposto alle inevitabili reazioni negative degli adulti, è a rischio per lo sviluppo di forme disreattive e oppositive, per una riduzione dell’autostima e per un facile approdo ad esperienze con le sostanze da abuso.
Importante diviene una diagnosi precoce che verifichi, se le problematiche dell’attenzione sono confinate alla scuola e quindi meno preoccupanti, o presenti in più
setting, quali il gioco, lo sport e l’ambiente domestico. Ancora più problematica, come forma di disagio che può accompagnare il bambino dall’epoca che precede la scuola alla fine
dell’adolescenza, è il disordine della condotta: questo bambino, portato ai conflitti, agli agiti violenti,a mentire e rubare sistematicamente, a fuggire di casa adattandosi a vivere in ambienti
marginali, non è in grado di accettare anche minime regole di comportamento. Il suo modo di essere lo rende rapidamente impopolare nei confronti dei coetanei e degli insegnanti, con una
conseguente cristallizzazione della identità personale sino all’età adulta, e alla evoluzione nella personalità antisociale.
Al polo opposto, capita di incontrare un bambino caratterizzato da timidezza estrema, tendenza all’evitamento e all’ansia sociale. L’ansia da separazione nei
confronti dei genitori e una tendenza ai disturbi psicosomatici si manifestano in combinazioni variabili in questi adolescenti: si tratta di un bambino facile ad ammalarsi, con una madre
eccessivamente preoccupata e possessiva, con un temperamento che tende all’evitamento del pericolo ed abituato a un continuo supporto sul versante emotivo.
A costituire quadri sub-clinici di disagio, si devono anche considerare le forme non conclamate dei disturbi dell’alimentazione; condizioni che, senza presentare i criteri diagnostici della vera e propria anoressia e bulimia, appaiono indurre notevoli alterazioni della qualità dell’alimentazione, con significativi squilibri nei confronti della componente carboidratica, degli zuccheri semplici, e la irregolarità dell’assunzione del cibo, confinata al di fuori dei pasti principali.
Da ultimo non è possibile dimenticare le problematiche che, nel nostro tempo, coinvolgono gli adolescenti rispetto allo sviluppo dell’identità di genere: non è raro imbattersi in condizioni che, in relazione al venir meno delle connotazioni del genere maschile e femminile culturalmente accettate sino a qualche anno fa, presentino, indipendente da una omosessualità vera e propria, difficoltà alla identificazione con il proprio genere e alla interazione con l’altro sesso.
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